Sono chi può aiutarti, ma è necessario che tu sappia prima di cosa mi occupo. La pedagogia è un mondo non del tutto conosciuto, perché a differenza della psicologia che interviene clinicamente su un problema, questa disciplina abbraccia un orizzonte più eterogeneo, concentrandosi sulla valorizzazione della persona in tutte le sue sfaccettature. Il pedagogo o pedagogista, conosce bene le dinamiche comportamentali ed è attento ad ogni aspetto interiore ed esteriore della persona presa in carico, è accorto nella considerazione del contesto ambientale e sociale. Attraverso una personale consulenza individua, tramite un costante rapporto dialogico, le risorse cui attingere per permettere un cambiamento positivo. Mi occupo di problematiche legate alla sfera individuale, di coppia e familiare, nonché dello sviluppo cognitivo dei bambini, anche in collaborazione, dove necessario, con scuola, enti e realtà di riferimento. Il mio lavoro si consolida nelle aree dell’handicap, dell’emarginazione, dei disagi individuali nell’ambito in cui la persona si trova. In sintesi, io sono chi può ascoltarti, comprenderti, valorizzarti, educarti a utilizzare i tuoi strumenti, per realizzare ciò che già sei.
I miei titoli:
- Specializzazione ad indirizzo socio-psico-pedagogico
- Laurea in servizio sociale
- Laurea in Pedagogia delle disabilità

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La mia attività di scrittura è fortemente legata alla sfera emozionale e le emozioni vanno sempre coltivate come fiori. Le chiamano “mappe emotive”, perché ci aiutano ad orientare al meglio le nostre azioni e a migliorare la qualità della nostra esistenza in tutti i suoi contesti, nella propria vita relazionale, in famiglia, nel mondo sociale (tempo libero, amicizia, sport), nel lavoro, ma ancora prima con noi stessi e con tutti i nostri sottomondi.
La parola chiave è “educazione”, quella strana dimensione molto spesso equivocata e ridotta a semplice “buona educazione”, che invece porta con sé significati e ricchezze profondissime. Educare vuol dire prendere per mano una persona, farle comprendere il valore e soprattutto l’esistenza-presenza della sua autonomia; riscoprirne insieme le potenzialità, le possibilità, senza che la sua esistenza proceda in vincoli di dipendenza dagli altri nei termini di disistima e di resa alle fragilità. Quelle fragilità infatti, non vanno negate, né combattute, né evitate o dimenticate. Vanno piuttosto comprese e attraversate consapevolmente, perché senza quelle fragilità non sarà possibile alcuna forza. Educare presuppone sempre un cambiamento. Talvolta abbiamo bisogno di chi ci prenda per mano, di chi sappia e voglia avere cura di qualcuno per superare paure, ostacoli, sia visibili che invisibili. Lasciarsi prendere per mano è un atto di consapevolezza, di audacia, di sfida sana, di vigore. Farsi aiutare non è segno di debolezza, ma di superamento di ogni forma sterile di individualismo. Imparare a relazionarsi non implica necessariamente un nostro limite, ma la possibilità di migliorare anche l’altro da noi. Educare, educarci, racchiude la possibilità, il cambiamento.
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